Uno degli elementi di forza della comunità sudtirolese è certamente il bilinguismo che nelle valli ladine assume anche la forza e le caratteristiche del trilinguismo. Grazie a questa specificità, il Sudtirolo ha potuto crescere sia in termini economici che culturali, continuando ad arricchire le ragioni e i contenuti della propria Autonomia speciale. In provincia di Trento non si può dire altrettanto.
La pur migliorabile ma interessante esperienza del CLIL (ovvero lo studio di alcune materie scolastiche in lingua straniera) è stata di fatto definitivamente affossata dalla Provincia (vedi l’ordine del giorno n. 73 dei consiglieri Girardi, Biada e Daldoss approvato a maggioranza nell’ambito della discussione sul bilancio provinciale nel dicembre scorso) e al momento non si comprende quali siano le reali strategie sul fronte delle lingue straniere che la Giunta provinciale intende mettere in atto.
Eppure il tema appare di fondamentale importanza per dare anche alla comunità scolastica trentina gli strumenti in grado di affrontare le future sfide dell’economia. Si stima infatti che circa il 43% della popolazione mondiale sia bilingue, e che il 17% sia addirittura multilingue, ovvero che usi più di due lingue in maniera fluente.
Il processo di globalizzazione, non ancora concluso, mette indiscutibilmente la lingua inglese al centro dell’apprendimento delle lingue straniere. Ma nella nostra realtà si rivela indispensabile e fondamentale anche lo studio della lingua tedesca, sia per ragioni storiche e culturali ma anche economiche.
In un incontro organizzato dal Circolo Gaismayr di Trento, nella primavera del 2024, era emerso ad esempio che l’effetto delle competenze linguistiche sul reddito è del 28 per cento per quanto riguarda il tedesco a fronte del 18 per cento per quanto riguarda l’inglese.
Ciononostante, lo studio della lingua tedesca in Trentino non sembra oggi affatto valorizzato né in termini scolastici né in termini culturali. Tutto questo è dovuto a vari fattori: il CLIL non ha portato consenso in termini politici. Inoltre, negli ultimi anni, nonostante il pregevole lavoro svolto dall’Università di Trento, è mancata la volontà di proseguire negli investimenti per la formazione degli insegnanti di lingua tedesca. A ciò si aggiunga la mancanza di un giusto riconoscimento economico nei confronti degli attori impegnati in questo progetto che, a detta di tutti, aveva fatto del Trentino un territorio d’avanguardia a livello europeo.
Rimane l’auspicio che la classe politica trentina prenda coscienza della necessità di valorizzare al più presto lo studio della lingua tedesca, investendo con convinzione nella formazione, con l’obiettivo di portare entro qualche anno gran parte della popolazione scolastica a conoscere e praticare il trilinguismo.
A beneficiarne non sarebbero solo le future generazioni, ma l’intero impianto autonomistico trentino. Il tedesco infatti non può essere classificata una lingua straniera, ma la seconda lingua della nostra regione.