di Massimo Baldi
Vivere in montagna non è facile. Trasporti, viabilità, commercio, sanità, sono solo alcuni degli aspetti che rendono la vita in altura complicata e piena di sacrifici.
Giusto dunque adottare politiche di sostegno e di incentivazione verso gli abitanti e le comunità delle “terre alte”. Non bisogna tuttavia dimenticare che tutta la Provincia autonoma di Trento è considerata, in base alla classificazione di una legge aggiornata dal Parlamento italiano il 31 gennaio del 1994, come zona di montagna.
Tutte le valli del Trentino, dunque, vanno considerate territori montani, a prescindere dall’altimetria, comprese la valle dell’Adige e la Vallagarina, con i loro capoluoghi Trento e Rovereto. Come tali, anche queste valli andrebbero tutelate al pari delle altre, come previsto dalla legge del 1994, che testualmente impone “forme di tutela e promozione delle risorse ambientali che tengano conto sia del loro valore naturalistico che delle insopprimibili esigenze di vita civile delle popolazioni residenti”.
In realtà si tende ormai sempre più a considerare l’asta dell’Adige come un territorio di pianura estraneo alla montagna, benché la vocazione storica ed economica dei paesi attraversati da questo “corridoio”, sia fortemente legata alla cultura montana. Il bosco, i patrimoni collettivi, le “calcare”, la raccolta della legna, la tipologia edilizia, l’agricoltura, l’artigianato e l’allevamento, sono stati infatti per secoli elementi caratterizzanti anche di questi luoghi altimetricamente non significativi, ma pur sempre legati alla dimensione montana. Queste considerazioni dovrebbero, quindi, indurre alla prudenza coloro che, spesso per ragioni politiche, intendono contrapporre le valli alle città.
Si dovrebbe essere maggiormente consapevoli, insomma, che la Valle dell’Adige e la Vallagarina, ma anche l’Alto Garda, la Valsugana e altre zone di fondovalle del Trentino, dovrebbero rientrare in quelle “forme di tutela e di promozione delle risorse ambientali” citate dalla legge del 1994.
Certo, esistono dei ruoli derivanti dalla collocazione geopolitica e dall’importanza delle reti di comunicazione. Ma se andiamo a guardare le scelte della classe politica, c’è l’impressione che in queste realtà, considerate erroneamente al pari dei territori di pianura, il fattore ambientale e quello relativo alla vivibilità non siano stato mai stati presi in considerazione.
I fondovalle, in particolare quello atesino e lagarino, sono sempre più ricettacoli di opere impattanti, inquinamento, cementificazione, infrastrutture spesso poco giustificabili. Si pensi solo al progetto Valdastico, retaggio di politiche di 60 anni fa, o all’area San Vincenzo ridotta oggi quasi alla desertificazione, o ancora alla A 22, all’aeroporto, ai centri commerciali, o al mega depuratore fra Trento e Rovereto, o alle zone industriali dismesse della Vallagarina. Insomma, non c’è mai stato e non c’è tuttora alcun riguardo per la vocazione montana di questi luoghi, né per la loro storia.
E farne le spese, anche in termini di salute, sono le popolazioni residenti: per anni sulla loro pelle si sono ignorate quelle “insopprimibili esigenze di vita civile” decantate dalle legge nazionale per la tutela della montagna. Urge quindi un cambio di visione complessiva del territorio. Anche le valli dell’Adige e la Vallagarina sono valli al pari delle altre. E l’ambiente e la salute sono il bene più prezioso delle popolazioni che vi abitano.