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25 Feb
25Feb

(m.ba) In Germania l’ultradestra di Alice Weidel ha vinto le elezioni. 

Un risultato che era da tempo nell’aria e che non sorprende più di tanto. 

Ma il “Brandmauer” dei partiti democratici e antifascisti ha retto, sia pur con qualche brutta crepa. 

L’80 per cento degli elettori ha di fatto bocciato l’onda lunga populista dell’Afd e - salvo sorprese - si prospetta una nuova coalizione tra la CDU/CSU del cancelliere Merz e i socialisti del cancelliere uscente Scholz, peraltro largamente sconfitto. 

Cosa succederà adesso? Quali saranno i riflessi sulle comunità sudtirolese e trentina? Molto dipenderà dai Governi che in Austria e Germania si formeranno nelle prossime settimane. 

Friedrich Merz, che guarda caso porta un cognome molto diffuso anche in Trentino (a rimarcare il legame storico e culturale con la nostra terra), preannuncia un programma decisamente europeista e dunque in sintonia con il comune sentire del Partito fratello sudtirolese della SVP. 

In Austria, dopo la inedita crisi che si è trascinata per alcuni mesi, a causa dello sfumato accordo fra Popolari ed estrema destra, si profila una coalizione di Governo che vede Popolari, Socialisti e liberali di Neos in maggioranza

Anche in questo caso si tratterebbe di una coalizione marcatamente europeista e in piena sintonia con quella della Germania. 

Alla luce di questi risultati, si profila dunque il rilancio di una nuova Europa, basata su una forte alleanza franco-tedesca, con l’ambizioso obiettivo di garantire al vecchio Continente maggiore autonomia e respingere l’onda travolgente dell’Internazionale “nera” e sovranista. 

In un momento in cui le dinamiche della politica corrono velocissime e bruciano ogni previsione cosa farà l’Italia? Rimarrà col piede in due scarpe? Sceglierà senza riserve il progetto europeo a trazione franco-tedesca? Oppure cederà alle lusinghe “trumpiane” percorrendo la strada rischiosa dell’isolamento e dell’adesione al verbo anti europeista di Musk e compagni? 

Troppo presto per rispondere. Certo è che la particolare collocazione geo politica e la natura storica del territorio sudtirolese e trentino impongono la sopravvivenza di una Europa senza confini, unita, forte e stabile, nonché al riparo da nazionalismi e da interferenze esterne. 

Sia a Trento che a Bolzano c’è insomma un interesse generale affinchè il corridoio del Brennero rimanga uno spazio aperto all’Europa. E questo non solo per quanto riguarda i traffici economici, ma anche per mantenere vivo un canale di collaborazione politica e culturale con i Paesi più a nord, Austria e Germania in primis. Lo spirito di appartenenza ad un territorio transnazionale ed europeo, come quello tirolese / trentino, è stato fino ad oggi garanzia di convivenza. E dalla forza delle istituzioni europee dipenderà la sopravvivenza e il futuro dell'Euregio tirolese, inteso come luogo di incontro e di confronto tra popoli di montagna e di confine.

Se così non fosse, e in futuro il corridoio del Brennero tornasse ad essere una linea netta di demarcazione fra stati nazionali, con l’Italia proiettata verso le suggestioni trumpiane anti europeiste,  le nostre comunità avrebbero solo da perdere. E qualcuno dalle nostre parti potrebbe anche riproporre quella che si potrebbe definire la “via scozzese” dell’Autonomia. 

In altre parole: un referendum secessionista per rimarcare  le distanze dall’attuale Governo nazionalista e anti europeista di Giorgia Meloni e restare attaccati al cordone ombelicale di madre Europa. Il che, per la realtà sudtirolese (e forse anche trentina) significherebbe Austria e Germania. Fantapolitica? Forse, ma non troppo…

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